Settimana del Lavoro 2020

I temi della formazione al centro della Settimana del Lavoro 2020

La Settimana del Lavoro 2020 Formazione: costruire il futuro, promossa da ISMEL, intende analizzare il nesso tra il lavoro e la formazione, un nesso complesso perché entrambi i termini rinviano a realtà in profonda e rapida trasformazione. Sono cambiate anche le categorie concettuali con le quali queste tematiche sono state tradizionalmente analizzate.

Di qui la scelta di promuovere una riflessione secondo un approccio articolato in più assi culturali: l’inclusione nella formazione come condizione di libertà e di uguaglianza, il policentrismo delle organizzazioni formative, l’integrazione dei saperi, l’innovazione nella formazione come condizione di cittadinanza e vettore di sviluppo, la permanenza della formazione in tutto l’arco di vita delle persone.

Il termine formazione in questa prospettiva riguarda l’intero insieme di processi di acculturazione delle persone nel corso della loro vita: l’istruzione e l’educazione, la formazione continua e quella permanente, la formazione formale e quella informale.

L’interesse di ISMEL a promuovere una riflessione sull’istruzione e sulla formazione nasce da una duplice considerazione. In passato i processi formativi hanno creato condizioni conoscitive favorevoli per l’esercizio di una cittadinanza attiva, hanno favorito la mobilità sociale e l’ingresso al lavoro di giovani e adulti, hanno sostenuto una coesione sociale che ha permesso di superare fasi di crisi. Nel tempo presente, i processi formativi sono un elemento essenziale per contrastare le nuove forme di disuguaglianza e di esclusione sociale e per ridefinire una nuova missione per la nostra città. Il quadro si è ulteriormente complicato con il diffondersi della pandemia da COVID-19. In primo piano emerge il problema di garantire la sicurezza sanitaria e la qualità dei processi di apprendimento, innanzi tutto nelle scuole, ma anche nei contesti formativi rivolti ai lavoratori occupati, ai disoccupati. Il periodo di sospensione delle attività formative in presenza, solo in parte attenuata dalla didattica a distanza, ha evidenziato, accanto alle possibilità offerte dalle nuove forme di didattica on line, i rischi di esclusione dai processi di apprendimento dei soggetti più fragili, di approfondimento dei divari culturali tra i diversi ceti sociali. Ha portato alla ribalta sia le carenze strutturali di una scuola che fatica a rinnovarsi che, nel contempo, l’esigenza di nuove forme di diritto allo studio nella società delle reti informatiche.

Gli assi culturali

L’inclusione nella formazione come condizione di libertà e uguaglianza

Innanzitutto si intende ripercorre la classica distinzione tra processi di inclusione ed esclusione nei e dai processi formativi alla luce delle nuove strutture della società post-industriale. Si tratta di comprendere come alcune grandi trasformazioni del tessuto sociale e del lavoro incidono sulla possibilità di accedere alla conoscenza e di utilizzarla e di domandarsi quale sia la conoscenza “utile” oggi.

Le disuguaglianze di opportunità nella formazione assumono forme nuove in ragione della maggior complessità dei processi formativi e costituiscono nella società della conoscenza una delle fonti più “dure” e “occulte” di disparità ed esclusione sociale. Accanto alle tradizionali disuguaglianze in questi mesi di lock-down sono emerse in modo nitido le disuguaglianze nell’accesso alla rete web e nella dotazione degli strumenti informatici, sia tra i giovani che tra gli adulti, come riflesso di disuguaglianze più profonde: di reddito, di patrimonio culturale delle famiglie, di dotazione infrastrutturali dei territori.

Il policentrismo delle organizzazioni formative

Nell’attuale società della conoscenza si assiste a una maggiore articolazione e differenziazione delle “agenzie” e delle fonti di educazione e formazione. Alle tradizionali istituzioni della scuola e della famiglia si è aggiunta una pluralità di soggetti e contesti che svolge funzioni cruciali nella costruzione del bagaglio culturale delle persone. Si pensi, ad esempio, alle opportunità conoscitive offerte dalla rete, alla maggior articolazione e diffusione dei media, alle possibilità di connessioni conoscitive on line fra pari.

La maggiore articolazione e differenziazione dei soggetti formativi può aprire la strada sia a nuove opportunità formative che a processi di corrosione del ruolo baricentrico di inclusione sociale e culturale svolto dal sistema di istruzione e di formazione, anziché ad un suo rafforzamento sinergico.

L’integrazione dei saperi

Lavoro e formazione rinviano a processi complessi della realtà sociale che richiedono un approccio di analisi basato sull’interazione di molteplici discipline. Non si tratta di giustapporre le varie discipline nell’analisi del tema in esame, ma di estrarre dalla loro reciproca influenza un filo interpretativo che consenta una rappresentazione più profonda della realtà. Questo non solo modifica la modalità con cui viene presentata la conoscenza, ma porta anche al cambiamento dello stesso sapere: l’interdisciplinarietà rende ormai sempre più evidente la fecondità dell’interazione tra discipline scientifiche e umanistiche che un tempo venivano considerate separate da profonde barriere.

Per questo i relatori invitati a partecipare ai dibattiti appartengono a molteplici campi disciplinari. La combinazione “chimica” dei loro apporti è stata pensata per favorire la scoperta delle interconnessioni che strutturano la realtà del lavoro e della formazione.

L’innovazione come condizione di cittadinanza e vettore di sviluppo

Nell’analizzare il rapporto tra lavoro e formazione, si intende abbandonare due concezioni riduzioniste: quella che valuta il sistema di istruzione e formazione come un insieme di processi da adattare alle esigenze immediate del sistema economico produttivo, e quella che concepisce la formazione come un processo autoreferenziale che si giustifica sulla base della trasmissione delle conoscenze e delle capacità proprie dei diversi saperi disciplinari. Si vuole, invece, leggere la formazione come un progetto di libertà della persona e come un potenziale di sviluppo aperto per la società.

In questo quadro concettuale particolare attenzione è dedicata al ruolo delle nuove tecnologie nei processi di apprendimento. Rivoluzione digitale e internet mettono a disposizione un’enorme quantità di risorse e strumenti conoscitivi. L’indebolimento del ruolo di collegamento e di intermediazione svolto dai tradizionali soggetti abilitati alla produzione del sapere, però, apre la strada alla diffusione di false credenze spesso rivestite dal manto di “miti razionali”.

Come le grandi istituzioni formative (scuola e università, innanzitutto) possono reagire facendo propria l’innovazione, coniugandola con il rafforzamento dei valori di solidarietà tra le persone, è uno degli interrogativi della Settimana del Lavoro 2020.

La permanenza della formazione in tutto l’arco di vita delle persone

Il lifelong learning è una politica richiamata e ribadita in tutti i documenti ufficiali sulla formazione e condivisa da tutti gli attori. Studi e ricerche hanno però messo in evidenza l’esistenza di un notevole divario tra la formazione in book e quella in action.

In Italia la formazione permanente è poco diffusa, si concentra tra i segmenti di popolazione più scolarizzati e con lavori più qualificati, registra profondi divari territoriali tra Nord e Sud, è poco intensa, dispone di risorse finanziarie inadeguate. Nel contempo, i diritti alla formazione permanente sono deboli e frammentati. Le nuove modalità di formazione on line, che nei mesi del lock-down sono state ampiamente sperimentate, possono rappresentare un’opportunità aggiuntiva per ampliare la platea dei soggetti coinvolti nella formazione e migliorare i processi di apprendimento.

La Settimana del Lavoro 2020 intende, dunque, esplorare le cause di questo divario tra assunti ufficiali e pratiche quotidiane, analizzare comparativamente l’esperienza degli altri Paesi e provare a suggerire un’agenda di questioni che dovrebbero essere affrontate sia dagli attori pubblici che dai soggetti collettivi.

con il sostegno di

FONDAZIONE CRT

Fondazione CRT sostiene la Settimana del Lavoro promossa da ISMEL: un’iniziativa autorevole e coraggiosa, capace di proiettare verso il futuro la visione e l’attività di un istituto che, per storia e obiettivi, si fonda su un patrimonio di valori e conoscenze da mettere a disposizione dell’intera collettività. In quest’ottica, avviare riflessioni e dibattiti sull’evoluzione del mondo del lavoro è quanto mai utile e necessario, in un contesto, come quello attuale, in cui i cambiamenti tecnologici, sociali, culturali ed economici avvengono a un ritmo estremamente rapido.

Per sostenere la crescita del Piemonte e della Valle d’Aosta, da 28 anni Fondazione CRT mette in campo e finanzia progetti per l’educazione dei giovani e la valorizzazione dei talenti, lo sviluppo della ricerca, la creazione di nuove opportunità lavorative tramite meccanismi di accelerazione dell’incontro tra domanda e offerta. Recentemente, a conclusione della lunga fase di ascolto del territorio denominata Stati Generali, Fondazione CRT ha avviato la rielaborazione degli indirizzi strategici e delle linee di operatività per il prossimo decennio, con un comune denominatore: l’investimento nel capitale umano. Un impegno in linea con il messaggio della prossima Settimana del Lavoro, intitolata significativamente Formazione: costruire il futuro.

Fondazione CRT è infatti consapevole che la leva fondamentale per guidare il cambiamento consiste nel potenziamento delle conoscenze e delle competenze, non solo delle persone, ma anche delle organizzazioni non profit. Solo così si favoriscono l’innovazione e la coesione sociale. Solo così si rafforza la democrazia partecipativa, presupposto di una vera comunità nel senso della communitas latina, cioè il tessuto costituito dalla condivisione: il primo mattone su cui “costruire il futuro”.

Giovanni Quaglia, Presidente Fondazione CRT

POLO DEL ‘900

Il Polo del ‘900 sostiene convintamente la Settimana del Lavoro curata da ISMEL perché, in continuità con quanto già realizzato nella prima edizione del 2018, si candida a diventare un momento indispensabile di dialogo, confronto e approfondimento sulle grandi sfide del lavoro nella società contemporanea.

Il tema individuato per l’edizione 2020 carica di ancora maggiore rilevanza e urgenza il senso dell’operazione proposta: il rapporto tra lavoro e formazione. Formazione qui intesa in senso ampio e multidimensionale come processo di acculturazione e crescita individuale che riguarda i contesti formali come quelli non formali, i giovani come gli adulti. Intesa, soprattutto, come campo di innovazione da applicare alle sfide dell’inclusione, individuando contesti abilitanti che siano in grado di garantire un diritto alla cittadinanza equo e sostanziale, ma anche all’integrazione dei saperi e ai nuovi fabbisogni di competenze necessari per poter concorrere in uno scenario del lavoro sempre più difficile da prevedere e alle implicazioni professionali e esistenziali relative alla necessità di consolidare percorsi formativi lungo tutto l’arco di vita delle persone.

Uno degli aspetti caratterizzanti la Settimana del Lavoro riguarda la costruzione di un vasto partenariato a sostegno delle iniziative e una programmazione che intende rivolgersi a una platea ampia ed eterogenea di potenziali destinatari attraverso un utilizzo diversificato dei linguaggi e dei formati: seminari, lectio magistralis, testimonianze, spettacoli teatrali, workshop e documentazione on-line. Un approccio particolarmente prezioso e affine allo spirito di progettazione del Polo del ‘900 perché attento soprattutto al coinvolgimento dei giovani delle scuole superiori e dell’università in cui l’aspetto divulgativo è pensato per consentire una accessibilità ampia ai contenuti degli incontri.

Alessandro Bollo, Direttore Polo del ‘900

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Presentazione della Settimana del Lavoro
LA SCUOLA OLTRE L’EMERGENZA: INTERVENTO DELLA MINISTRA DELL’ISTRUZIONE ON. LUCIA AZZOLINA
Imparare a (pre)vedere l’invisibile